Bert era un bambino disordinato, gli piaceva inventare storie piuttosto che leggerle e amava cantare a squarciagola. Viveva però a Edusil, capitale di Zitbuori, un paese controllato da “Il Partito Del Silenzio e Della Buona Educazione” e, ogni volta che, in giro per le strade, provava a cantare il padre gli assestava in fretta un ceffone. La costituzione di Zitbouri era composta da 3 articoli:
#1 il paese è una Repubblica fondata sulla buona educazione.
#2 tutte le persone devono usare un tono di voce che non deve superare i 35 decibel.
#3 nessuno può dimenticarsi delle buone maniere in qualsiasi situazione.
Tutte le famiglie avevano in casa il Manuale della Buona Educazione e il governo, aveva fatto installare ovunque dei sensori di cattive maniere con incorporati dei rilevatori di decibel. Capitava così, in questo paese, che chi faceva all’amore tutti i giorni e alla sera litigava venisse immediatamente arrestato e costretto nelle celle del silenzio mentre, chi rubava sottobanco nel rispetto della buona educazione, non subisse alcuna punizione, mazzette e corruzione, infatti, non erano punibili per legge se fatte a modo. Bert non capiva il motivo di tutti quei ceffoni, voleva solo cantare. Quella mattina era uscito con i suoi genitori per fare acquisti e, come al solito, si chiedeva perché lungo quell’enorme marciapiede, tutti camminassero in modo ordinato. Il piccolo Bert sognava di radunare tutti i bambini e fare una partita a pallone o almeno una corsa nei pressi del lago. D’un tratto, la quiete di quella marcia silenziosa, venne spezzata da un urlo proveniente da un negozio di scarpe. La folla sbigottita si bloccò e, senza accalcarsi intorno al negozio, si mise ad osservare gli agenti del governo in marcia verso il luogo del misfatto. Un ladro, in modo gentile, aveva chiesto al negoziante tutti i soldi riposti nella cassa nascondendo un’ elegante pistola e quello, già in crisi, aveva dato di matto e, urlando, gli aveva spaccato una mazza da baseball in testa. Ora il negoziante veniva accompagnato educatamente fino all’auto delle guardie, mentre il ladro gentiluomo veniva soccorso e riverito. Per un evento del genere si sarebbe svolto, lo stesso pomeriggio, un Processo all’Ordine nella piazza principale di Edusil.
[pausa]
Bert a casa sua non faceva altro che giocare con la fantasia, disegnava personaggi immaginari come dragoni, unicorni e altri animali mai visti. Ricordava solo alcune scene dei tempi in cui i suoi genitori lo portavano al parco a correre, ora le passeggiate erano serie e piene di divieti: non poteva buttarsi a terra, non poteva giocare a nascondino e neanche a pallone. Lo stesso pomeriggio tutta la famiglia, ordinata e ben vestita, uscì di casa per assistere al processo all’Ordine. Era uno dei pochi eventi che venivano organizzati in città e quindi, seppur triste, era quasi una festa per la gente del posto. E così tutti gli abitanti si riversarono in piazza, sempre nel rispetto delle buone maniere. Nessuno rubava i posti, nessuno saltava la fila e i bambini non si lamentavano, erano tutti fermi davanti a un palco ordinatissimo, disposti come un esercito e in ordine di altezza: i bambini davanti e i giocatori di basket in ultima fila. Sul palco, vi era un funzionario del partito che aveva delle enormi sopracciglia squadrate, gli occhi deformati da un paio di occhiali spessissimi e indosso uno smoking nero perfettamente stirato. Al centro del palco, il negoziante accusato del reato, era controllato a vista da 2 agenti. Il funzionario iniziò a leggere una pergamena: “lei, signor Naseta, è accusato di aver violato tutte e 3 le leggi dell’Ordine e della Buona Educazione. Ha superato il livello decibel consentito, non ha mantenuto la calma che si addice a un cittadino del nostro paese e soprattutto, non ha rispettato le regole della buona educazione” Il negoziante, disperato, provò a ribattere spiegando le sue ragioni ma il funzionario irritato disse: “Lei continua a non rispettare l’ordine, non può urlare … mi costringe ad agire di conseguenza … agenti! imbavagliatelo” La folla era silenziosa perché tutti sapevano che il brusio avrebbe fatto scattare gli allarmi. Anche i bambini ormai erano ammaestrati, 5 anni di buona educazione stavano facendo effetto. Bert osservava le persone sul palco e non capiva perché il signore seduto non potesse rispondere. Ricordò allora il giorno in cui andarono a casa sua gli uomini vestiti di nero per prelevare i libri non educati e disordinati, era riuscito a salvarne solo uno, nascondendolo sotto al letto. Era l’unico libro che era riuscito a leggere, escludendo i manuali imposti dalla scuola, e raccontava di un lupo accusato ingiustamente dagli altri animali di aver rubato le pecore di una fattoria e, solo grazie al saggio maiale, che gli permise di difendersi, riuscì a dimostrare che le pecore, stanche della loro vita, erano partite per una terra lontana. Allora Bert non resistette e urlando, per farsi sentire dal funzionario, chiese “Ma perché lui non può parlare?” il pubblico fece un verso di stupore, il padre di Bert sarebbe voluto correre a tappargli la bocca, ma non poteva creare disordine e superare la gente, era una questione di educazione. Il funzionario incredulo, scrutò il bambino attraverso i suoi spessi occhiali e disse: “Cos’hai detto?”, Bert ripeté ancora più forte “ Perché lui non può parlare? E se non ha fatto niente?”, il funzionario diventò tutto rosso e, sempre in modo educato, disse “Bambino i tuoi genitori non ti hanno insegnato l’educazione? Non puoi parlare quando parlo io, questo signore ha sbagliato e ora deve pagare e ti consiglio di tacere!”, Bert non si arrese e mentre il funzionario stava per pronunciare la pena dell’imputato urlò: “Non è giusto! Sei un vecchiaccio!” tutti i bambini iniziarono a ridacchiare, il funzionario perse il controllo e iniziò ad urlare. La folla sbalordita iniziò a scomporsi, una persona di quel rango che infrangeva tutte le leggi? Com’era possibile? Notato il brusio, il funzionario riacquistò il controllo e, in modo fermo ma gentile, disse alle guardie di prelevare il bambino e i suoi genitori. Il burocrate (forse ho scritto troppe volte funzionario) non si preoccupò delle sue urla di poco prima, la folla le avrebbe presto dimenticate con l’imposizione di una Settimana del Rigore.
[ultima pausa]
Bert venne condotto nella Grande Sala al cospetto dei Tre Saggi dell’Educazione e i genitori furono rinchiusi nelle celle del silenzio con l’accusa di non aver educato a dovere il loro figliolo. Bert si sentiva minuscolo davanti ai saggi disposti a semicerchio e seduti su delle colonne alte almeno due metri. I tre saggi erano i massimi esponenti del governo e la leggenda narrava che avessero vissuto per anni nel silenzio e nell’ordine più assoluto. Col tempo, erano diventati dei profeti adorati dalle masse e, aiutati dai loro seguaci, erano riusciti a assumere il controllo del paese. Il primo saggio guardò Bert e gli chiese sussurrando “come ti chiami?”, “mi chiamo Bert” aveva risposto il piccolo. “ Caro Bert perché non rispetti la buona educazione e il silenzio, vuoi male ai tuoi genitori e alla gente che vive nel tuo paese?” Bert rispose: “no, io voglio bene a tutti, solo che..” Il secondo saggio intervenne: “Quello che vogliono tutti è vivere in armonia e senza litigi, e se vuoi bene a tutti devi seguire le regole”, “Ma io voglio cantare e giocare a pallone”, Il terzo saggio proseguì: “ Queste cose non sono bene, derivano dal male che origina il disordine, se vuoi bene a tutti devi seguire le regole che ci sono sui manuali e vivrai felice, senza bisogno di urlare, litigare, domandare … insomma vivrai tranquillo”. Bert allora disse:” Ma io voglio leggere i libri belli non i manuali, non c’è niente di magico in quelli” A quel punto una farfalla gli si posò sul naso e lui la racchiuse tra le mani. “Voglio volare come questa farfalla”. Bert iniziò a correre per la stanza cantando e inseguendo la farfalla e i saggi cominciarono ad innervosirsi. Le guardie, che non vedevano una scena così da parecchio tempo, sorrisero.
[ultima pausa]
Bert venne condotto nella Grande Sala al cospetto dei Tre Saggi dell’Educazione e i genitori furono rinchiusi nelle celle del silenzio con l’accusa di non aver educato a dovere il loro figliolo. Bert si sentiva minuscolo davanti ai saggi disposti a semicerchio e seduti su delle colonne alte almeno due metri. I tre saggi erano i massimi esponenti del governo e la leggenda narrava che avessero vissuto per anni nel silenzio e nell’ordine più assoluto. Col tempo, erano diventati dei profeti adorati dalle masse e, aiutati dai loro seguaci, erano riusciti a assumere il controllo del paese. Il primo saggio guardò Bert e gli chiese sussurrando “come ti chiami?”, “mi chiamo Bert” aveva risposto il piccolo. “ Caro Bert perché non rispetti la buona educazione e il silenzio, vuoi male ai tuoi genitori e alla gente che vive nel tuo paese?” Bert rispose: “no, io voglio bene a tutti, solo che..” Il secondo saggio intervenne: “Quello che vogliono tutti è vivere in armonia e senza litigi, e se vuoi bene a tutti devi seguire le regole”, “Ma io voglio cantare e giocare a pallone”, Il terzo saggio proseguì: “ Queste cose non sono bene, derivano dal male che origina il disordine, se vuoi bene a tutti devi seguire le regole che ci sono sui manuali e vivrai felice, senza bisogno di urlare, litigare, domandare … insomma vivrai tranquillo”. Bert allora disse:” Ma io voglio leggere i libri belli non i manuali, non c’è niente di magico in quelli” A quel punto una farfalla gli si posò sul naso e lui la racchiuse tra le mani. “Voglio volare come questa farfalla”. Bert iniziò a correre per la stanza cantando e inseguendo la farfalla e i saggi cominciarono ad innervosirsi. Le guardie, che non vedevano una scena così da parecchio tempo, sorrisero.
Dopo qualche minuto uno dei saggi alzò la cornetta del telefono e mormorò:“Vanda?... salve … mandi gli Operatori della Pulizia, c’è un cadavere qui nella Grande Sala e 2 nelle celle del silenzio, segua la solita procedura”.
Bella Peppe!! Però potevi farla finire un pò meglio!! :)
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