Il treno è quello che prendo quasi tutti i giorni, stavolta son riuscito a vincere un posto a sedere e mentre cerco inutilmente una posizione comoda con la testa, osservo il paesaggio che scorre nel finestrino. Distese di campagna e poco spazio lasciato all’urbanizzazione. E’ un attimo perdersi nel mare dei dettagli, ho sempre ritenuto Escher un degno architetto del mondo, i suoi paradossi costruttivi rappresentano in modo encomiabile la dipendenza che sento nei confronti del caos. Nella mia testa vive l’antitesi dell’ordine, la teoria psicanalitica basata su un iceberg solido e regolare è evidentemente una balla, meglio il Titanic che affonda di James Cameron. Su questa teoria tento di seguire il mio percorso, certo è più facile perdersi con una benda sugli occhi ma, se la strada fosse sempre dritta,sento che finirei per morire isolato nello sconforto della monotonia. Eccoti là in fondo, fermo, che mi guardi mentre urli a tutti che un fantasma ti ha appena chiesto un po’ d’acqua. Niente di personale, ma preferisco i tornanti privi di lampioni. Nonostante ciò continuo a spremermi mentre cerco una formula perfetta e l’avrei già trovata se non mi avessero convinto che il tempo perso per essa sia proporzionale alla sua complessità. Divento geloso dei miei sogni, li tengo stretti al petto perché potrebbero sbriciolarsi in volo, bruciati dagli sguardi di chi non ha mai assaggiato il gusto dell’utopia. Son proprio quegli sguardi che mi hanno commissionato questa ricerca, e son sempre loro che cercano di guarire la mia dipendenza sin da quando portavo un 20 di scarpe, solo che non sono ancora riusciti a dirmi gli effetti nocivi che ne derivano. Gli regalerei uno dei miei sogni se non fossero incastrati all’interno di trame troppo strette e buie per poterci avvitare anche solo una lampadina, l’hanno fatto apposta, la chiamano autoconservazione. Per ora non mi lamento troppo, ho sempre trovato delle buone scuse, ho detto a tutti di essermi perso e di aver visto Arianna scappare su una nave dorata ma dentro di me maledico ancora il giorno in cui mi innamorai dell’apprendimento, ora so che nell’infinito dell’esistenza, un giorno, tutto verrà raddrizzato. Rigiro tra le mani queste idee lisce come palle da biliardo mentre noto una casa in rovina in mezzo a un enorme campo verdeggiante. Ti svelo un segreto baby, l’inferno è un privilegio per pochi.
Non si ha altro se non ciò in cui si crede. Nick
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